Screening mammografici: rischio di sovradiagnosi ( da Doctor 33 Marzo 2013)
Nonostante abbiano ottenuto un aumento sostanziale nel numero di casi di tumore al seno individuati precocemente, gli screening mammografici hanno ridotto solo in modo marginale il numero di donne con tumore in fase avanzata, secondo uno studio americano. Il risultato, pubblicato sulle pagine del New England journal of medicine, è il frutto di una ricerca condotta da due studiosi americani, Archie Bleyer, che collabora con le università dell’Oregon e del Texas, e H. Gilbert Welch della Geisel school of medicine di Hanover. Hanno utilizzato i dati del National health interview survey, un sondaggio condotto sulle donne americane dai 40 anni in su che si erano sottoposte a screening per la diagnosi precoce dei tumori della mammella.

Sovradiagnosi e troppe neoplasie avanzate
Negli Stati Uniti, l’introduzione degli screening mammografici si è associata a un raddoppio del numero di casi di tumore ai primi stadi scoperti mediamente ogni anno, passati da 112 a 234 ogni 100.000 donne. Parallelamente, il numero di donne con tumore in fase avanzata è sceso da 102 a 94 casi, sempre per anno e per 100.000 donne. Questo significa che, dei 122 casi in più scoperti, solo 8 si sarebbero evoluti verso forme avanzate della malattia. Dopo aver escluso l’effetto transitorio associato alla terapia ormonale sostitutiva, Bleyer e Welch stimano che il cancro al seno risulti sovradiagnosticato, ossia che lo screening porti all’individuazione di tumori che non sarebbero mai evoluti tanto da diventare sintomatici. Restringendo l’analisi a un solo anno, il 2008, e considerando unicamente gli Stati Uniti, la sovradiagnosi avrebbe interessato 70.000 donne, il 31% di tutte quelle che hanno ricevuto una diagnosi di cancro al seno; prendendo in considerazione gli ultimi tre decenni, il numero sale a un milione di donne americane. Nello stesso periodo, la mortalità per questa forma di tumore è notevolmente diminuita: tra le donne ultraquarantenni, la riduzione è stata del 28% passando da 71 a 51 decessi ogni 100.000 donne. Secondo gli autori dello studio, il calo di mortalità è dovuta alla combinazione di due effetti: l’entrata in uso degli screening sistematici e un trattamento più efficace.

Eccesso di trattamento in casi indolenti
«Tuttavia – riferiscono i due americani – i pericoli connessi alla sovradiagnosi, benché difficili da stimare, sono probabilmente maggiori di quanto riconosciuti finora. Anche se nessuno può stabilire con certezza qual è il loro numero, è però certo quel che accade a queste donne: terapia con radiazioni ionizzanti, terapia ormonali per almeno cinque anni, chemioterapia o, spesso, una combinazione di questi trattamenti, a fronte di anomalie che non avrebbero causato alcuna malattia».