Il parto in casa presenta meno complicanze

Uno studio olandese pubblicato sul Bmj ha fatto il punto sugli esiti del parto in casa, rilevando una sostanziale sicurezza per le donne che non presentano un profilo di rischio soprattutto se non si tratta del primo parto. L’Olanda è il paese occidentale con la più alta percentuale di parti in ambiente domestico, eseguiti con l’assistenza di un’ostetrica di cure primarie. I ricercatori, diretti dall’ostetrica Ank de Jonge del Dipartimento di scienze ostetriche dell’ospedale universitario VU di Amsterdam, hanno analizzato i dati di un registro nazionale relativi a oltre 146.000 donne a basso rischio seguite per la gravidanza in ambito di assistenza primaria tra l’agosto del 2004 e l’agosto del 2006, che per il 63% hanno scelto il parto domestico. Hanno poi rilevato gli episodi di eventi gravi rari (definiti dalla sigla inglese Samm, per morbilità materna acuta grave) come un ricovero in terapia intensiva, rottura dell’utero, eclampsia o emorragia tale da richiedere una trasfusione. Altre complicazioni hanno compreso emorragia post-parto e rimozione manuale della placenta. Dopo la correzione per diversi fattori tra cui età gestazionale, età materna, origine etnica e stato socioeconomico è risultato che per le donne al primo parto il tasso di esiti gravi per un parto in casa pianificato è stato del 2,3 per mille, contro il 3,1 per mille del parto pianificato in ospedale. Il dato non è però statisticamente significativo, come non lo è quello relativo al tasso di emorragia post-parto, del tutto sovrapponibile (43,1 contro 43,3 per mille). Tra chi aveva già avuto almeno un parto invece la differenza è significativa e molto più ampia: 1 per mille di Samm per il parto in casa contro 2,3 per mille in ospedale. Anche per l’emorragia dopo il parto si passa da 19,6 casi per mille tra le mura domestiche a ben 37,6 per mille in sala parto. Il dato è ovviamente molto rilevante, anche se gli stessi ricercatori segnalano che potrebbe dipendere strettamente dalla disponibilità sul territorio di ostetriche competenti e esperte.

BMJ 2013;346:f3263

Si ringrazia la giornalista Mariella Di Stefano per questa comunicazione